Cervicalgie, lombalgie ed ernie del disco si possono curare con i trattamenti manuali.
Ogni vertebra della nostra colonna, in una situazione di normalità e, quindi, di benessere fisiologico, gode di un buon rapporto articolare con la vertebra sopra e sottostante così da conservare i tre principali parametri di movimento quali flesso estensione, rotazione e inclinazione laterale; in questa condizione non si verificheranno stress sul disco intervertebrale, sulle faccette articolari, sui legamenti e sulle radici nervose. In caso contrario, eventuali sofferenze potranno trasformarsi in discopatie, protrusioni discali, radicoliti, brachialgie, sciatiche e, nei casi più gravi, anche in ernie del disco. Le cause di tutto ciò possono essere molteplici da valutarsi caso per caso ma possiamo affermare che il trascurare posture sbagliate, piccole contratture muscolari, artrosi disco vertebrali che possono anche apparire in età giovanile per una predisposizione congenita, retrazioni fasciali per un cattivo funzionamento di uno o più organi interni può predisporre al mal di schiena o all’ernia del disco. In questi casi il fisioterapista o, meglio, l’osteopata, interviene con le proprie tecniche manuali per ripristinare una situazione di normalità. La visione globale ed un approccio olistico della sintomatologia dolorosa ne fa dell’osteopatia una disciplina di cura d’eccellenza per quanto riguarda il mal di schiena e la cura dell’ernia del disco. Lo sblocco articolare, una buona elasticità muscolare e fasciale ed una postura corretta e,di conseguenza, una buona armonia tra gli apparati del nostro corpo, rappresentano la migliore prevenzione e cura per la nostra schiena. Prendiamo atto con soddisfazione che la medicina, in particolare la neurochirurgia, considera l’intervento chirurgico per le ernie del disco solo l’estrema soluzione e vede con favore terapeutico la manipolazione e la ginnastica posturale. Se consideriamo l’ernia del disco l’evento finale di tanti squilibri, l’approccio più corretto per risolverli è quello di riequilibrare tali scompensi in modo tale da evitare probabili recidive che si presentavano spesso dopo l’intervento chirurgico. Le figure che entrano in gioco nelle sindromi di mal di schiena e di ernie del disco sono il fisiatra, il fisioterapista o l’osteopata, il posturologo ed eventualmente il neurochirurgo. Gli esami strumentali più significativi sono radiografia, T.A.C. o risonanza magnetica ed eventualmente l’elettromiografia.


In cosa si differenzia il fisioterapista dall’osteopata
Mentre il fisioterapista è una figura professionale riconosciuta nel panorama sanitario nazionale, in quanto, oltre al medico, ha accesso manuale terapeutico al paziente, l’osteopata, in Italia, non è considerato come tale e pertanto si rende assolutamente necessaria la qualifica di fisioterapista o il diploma di laurea in medicina chirurgia per poter esercitale la professione osteopatica. Si evince, pertanto, che il diploma di sei anni in osteopatia rappresenta un plusvalore per il fisioterapista: infatti, in Italia, per accedere alle scuole di osteopatia R.O.I. è richiesta tale formazione di studi. Dette scuole, oltre ad assicurare un’ottima preparazione teorica e pratica, offrono la possibilità, dopo la conclusione del sesto anno, di conseguire i diplomi di laurea in osteopatia legati ad Università estere. La principale peculiarità che distingue l’esercizio delle due professioni consiste nel fatto che mentre il fisioterapista si occupa di una sintomatologia locale per curarela quale mette in atto tecniche applicate ai segmenti articolari interessati con chinesi, massaggio o terapie fisiche con diagnosi precedentemente effettuata, l’osteopata utilizza un approccio più globale sia nella diagnosi che nella terapia utilizzando delle mobilizzazioni articolari che possono modificare l’equilibrio posturale e motorio donando una nuova mobilità alle articolazioni ed alle fasce edagendo anche sui muscoli ed organi.

L’osteopatia
L’osteopatia è quella scienza che studia la mobilità e l’interrelazione delle nostre articolazioni ed apparati. Una volta individuati eventuali blocchi o limitazioni, vengono normalizzati tramite una mobilizzazione o manipolazione effettuata dal terapista osteopata. Si tratta quindi di una forma di medicina manuale che può curare il paziente tramite la mobilizzazione dei vari apparati ( articolare, muscolare, fasciale e viscerale) facilitando l’attivazione di quei meccanismi insiti nel corpo umano di autoriparazione ed autoguarigione. Lo scopo consiste nel correggere le diverse disfunzioni della mobilità e delle eventuali interrelazioni tra l’apparato strutturale ed i rimanenti apparati. La diagnosi iniziale palpatoria e posturale è fondamentale in quanto non è detto che un sintomo sia facilmente collegabile alla causa primaria che l’ha scatenato ( ad es. il classico dolore alla cervicale è spesso solo la conseguenza di un problema ad una vertebra nella zona dorsale o lombare che si è bloccata o ha difficoltà oppure può essere dovuto ad un problema di masticazione o mala occlusione che crea uno squilibrio sull’articolazione temporo-mandibolare); individuata una linea di collegamento, si stabilisce un programma osteopatico di trattamento che può variare nella durata e nella tipologia di tecnica utilizzata. L’intento è quello di ritrovare una buona mobilità ed armonia che si avvicini il più possibile a quella fisiologica. Una volta ottenuto questo risultato, si verificherà una regressione con conseguente scomparsa della sintomatologia iniziale. E’ doveroso ricordare la grande importanza di un’altra tecnica fondamentale di cui si avvale l’osteopatia: la tecnica cranio-sacrale. L’osteopata, attraverso la palpazione, studia i movimenti quasi impercettibili delle ossa craniche che, lungo la colonna vertebrale, si trasferiscono all’osso sacro(meccanismo di respirazione primaria o cranio-sacrale). Una volta individuate eventuali anomalie o disfunzioni che possono dare vita a sintomatologie anche molto diffuse (ad es. emicrania, cervicalgia, acufeni o anomalie del ritmo sonno-veglia nel bambino, ecc.), il professionista interviene tramite leggere tecniche sulle ossa craniali o sul sacro per normalizzarle; queste tecniche possono essere usate anche a scopo diagnostico oltre che effettivamente curativo. Possiamo affermare che l’osteopatia finisce laddove inizia l’ortopedia per cui le due discipline non dovrebbero mai sovrapporsi ma completarsi vicendevolmente, in quanto l’osteopatia è da considerarsi complementare e non alternativa alla medicina allopatica. Riassumendo quanto precedentemente affermato, il trattamento osteopatico può essere diviso in quattro fasi fondamentali:
1)motivo del consulto, anamnesi del paziente ed analisi di eventuali esami clinici strumentali o diagnosi già formulate.
2)Valutazione osteopatica con test necessari, programma terapeutico da stabilire con il paziente e prime indicazioni utili a sussidio della terapia.
3)Trattamenti che si effettuano tramite pressioni, trazioni, allungamenti, rotazioni, richiedendo anche contrazioni muscolati attive o sblocchi diretti articolari detti trusts.
4)Rivalutazione del paziente con sunto generale e consigli per eventuali sedute di mantenimento o di ginnastica posturale come supporto terapeutico.
Sarà molto importante indirizzare la persona a più corrette abitudini posturali e motorie affinchè ne senta il beneficio nella vita quotidiana. Se si renderà necessario, il percorso terapeutico potrà essere coadiuvato da altri eventualiesami di approfondimento clinico o dall’intervento di professionisti di fiducia sfruttando alcune collaborazioni professionali già in atto da tempo. Ovviamente, nel corso della prima valutazione, se la situazione clinica emersa non fosse di competenza strettamente osteopatica o fisioterapica, sarà mia cura consigliare il paziente di rivolgersi ad altri specialisti.

Indicazioni al trattamento fisioterapico od osteopatico
La fisioterapia e l’osteopatia sono le discipline più indicate nel trattamento delle disfunzioni dell’apparato muscolo-scheletrico comprensivo di rachide e articolazioni periferiche.

Indicazioni pratiche
E’ consigliabile rivolgersi ad un fisioterapista od osteopata in presenza dei seguenti sintomi: dolore o blocco cervicale con possibile conseguente dolore o formicolio all’arto superiore (cervicalgia, cervicobrachialgia), mal di testa (cefalea o emicrania), dolore mandibolare, difficoltà masticatorie, bruxismo notturno, vertigini, fischi all’orecchio (acufeni), dolore alla spalla, difficoltà nel movimento della spalla (sindrome da conflitto subacromiale o periartrite), dolore al gomito interno od esterno (epicondilite o epitrocleite), dolore al polso (possibile rizartrosi), dolore dorsale (dorsalgia), dolore lombare con possibile conseguente dolore o formicolio all’arto inferiore (lombalgia o lombo sciatalgia), dolore o difficoltà nel muovere l’anca (coxalgia, possibile coxartrosi), dolore al ginocchio (gonalgia, possibile sindrome rotulea o gonartrosi), dolore alla caviglia (meta tarsalgia), dolore al piede (possibile fascite plantare). Dolore all’inguine (pubalgia), rigidità generale, difficoltà a muoversi in maniera sciolta a causa di posture errate. Stanchezza diffusa, insonnia, difficoltà digestiva, stipsi, reflusso gastroesofageo (ernia iattale). Rieducazione articolare nelle fasi successive ad interventi chirurgici ortopedici, soprattutto riguardanti spalla, anca, ginocchio, caviglia, gomito, nei tempi immediatamente successivi alla rimozione di apparecchio gessato o tutore, negli esiti traumatici articolari quali distorsioni e sublussazioni a carico di arti inferiori e superiori o traumi discorsivi del rachide. E’ di particolare importanza l’intervento del fisioterapista od osteopata negli esiti dovuti a trauma discorsivo cervicale (colpo di frusta).

Controindicazioni
Le controindicazioni ai trattamenti osteopatici o fisioterapici sono poche in quanto è vastissima la tipologia di tecniche che possono essere applicate al paziente. Possono insorgere problematiche inerenti alle fasi molto acute in presenza difratture non ancora consolidate o particolari patologie in atto. In caso di gravidanza, è possibile effettuare i trattamenti solamente dal terzo all’ottavo mese di gestazione dietro adeguata certificazione del ginecologo di fiducia della paziente. Sono controindicati i trattamenti nei primi giorni del ciclo mestruale, in presenza di forme influenzali, nella prima convalescenza post-chirurgica ed in presenza di punti di sutura: mi riservo di valutare ogni singola eccezione.